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Al teatro di Ceresole il successo del saggio “Tutto in una notte”

Attori 17 studenti dell'Ancina e regia di Antonio Battaglino: lo spettacolo conclusivo del laboratorio teatrale del Liceo

Hanno lavorato duramente, con cadenza settimanale, chi un anno, chi perfino due. Si sono messi alla prova, sfidando timori e timidità, emozioni e pensieri. Ma le loro fatiche sono state ampiamente ripagate dagli applausi ricevuti a Ceresole d’Alba sabato 8 giugno, nel teatro parrocchiale dov’è andato in scena il loro saggio conclusivo “Tutto in una notte”: sono i diciassette studenti del Liceo “Ancina” coinvolti nel laboratorio teatrale, quest’anno alla seconda edizione, ovvero, in ordine rigorosamente alfabetico: Elena Brandi (1AL), Marta De Biase (5BL), Maria Valeria Dumitru (3BU), Valeria Eremina (1AS), Elisa Finotti (3BL), Caterina Gianolio (5AS), Maxim Grecu (5BL), Liban Mohamed Alì (3BL), Flavio Lombardo (3CU), Anastasia Margherone (4BS), Alessandro Pelissero (3BS), Elia Petracca (2BL), Stefania Puscasu (3AL), Matteo Racca (4BU), Anita Raschieri (3BL), Perla Maria Rossi (2AL), Alessandra Beatrice Zamfirescu (3BL).

La pièce teatrale “Tutto in una notte”, un divertentissimo atto unico con la regia di Antonio Battaglino, che da due anni è anche direttore artistico del laboratorio teatrale anciniano, parla di cosa accade in uno strampalato pronto soccorso, popolato da personaggi pittoreschi, tra cui uno smemorato, un ubriacone, un'attrice piuttosto esibizionista e un dottore assai poco professionale. Gli attori in erba hanno raccolto la sfida del palcoscenico con l'adrenalina e l'entusiasmo di chi affronta il pubblico per la prima volta e hanno regalato agli spettatori un'ora di leggerezza e di ilarità, suscitando empatia e partecipazione nel folto pubblico presente in sala.

Dall’Ancina non nascondono la propria soddisfazione per il laboratorio teatrale: “Si è dimostrata – secondo Andrea Scarzello, docente di lettere, referente del progetto nonché a sua volta appassionato attore teatrale – un’esperienza formativa vincente: lo è stata sotto il profilo didattico, perché si è tradotta in un’opportunità di crescita altrimenti irraggiungibile per gli studenti; e lo è stata forse ancora di più per l’umanità che i nostri ragazzi hanno saputo autenticamente sprigionare, aiutandoci a ritessere i fili di una socialità inevitabilmente compressa nel periodo pandemico: un’esperienza che ci ha aiutato ad essere non solo scuola ma anche comunità”.


 



 

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